Le strade oscure

Guanda , 2022

Ogni giorno all’alba uomini e donne passano il confine tra Italia e Svizzera per andare al lavoro. Si chiamano frontalieri e sono decine di migliaia. Ernesto Magni è uno di loro. La sua sembra essere una vita come tante, finché tra un brusco licenziamento e una separazione mai accettata non prende una brutta piega. Nella vicenda viene coinvolto Elia Contini, un piccolo investigatore privato che vive sulle montagne ticinesi e che, quando non lavora, osserva il mondo con ironia e disincanto. Con tutte le sue scelte esistenziali irrisolte, Contini finisce per trovarsi in una terra d’ombra che dal mondo dei frontalieri si estende a quello degli imprenditori in mezzo a corruzione, violenza, caos. Un noir che scava nella psicologia di protagonisti e comprimari inseguendo una storia di molestie sessuali, soprusi economici, antiche ruggini, ma anche slanci d’amore, tenerezza, intimità. Dove si può anche guardare ciò che accade con gli occhi degli animali immaginari che popolano queste pagine, forme mutevoli, specchi di sogni oscuri o fantastici, da cui fuggire o nei quali al contrario rifugiarsi, con la capacità di sperare nonostante tutto.

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«Più passava il tempo, più Contini aveva le idee confuse. Ma faceva parte del gioco. Era inutile ragionare o elaborare teorie, l’essenziale era tenersi in movimento. Sebbene privi di connessioni, i fatti erano chiari: una truffa, un’aggressione, un omicidio.»

«Ti voglio raccontare di una bestia che di solito, se la lasci tranquilla, non ti fa del male. O almeno, così dicono. A volte invece è molto aggressiva, forse perché intuisce la fragilità delle vittime. Chi non si sente fragile, quando arriva il buio?»

«Contini, nonostante l’incombere dei cinquanta, non faceva sport, non comprava macchine e non manifestava nemmeno il desiderio di suonare la chitarra o scrivere romanzi. Era selvatico, sì, ma senza strappi, con ironia, con discrezione. Non poteva rimpiangere il bosco perché era sempre lì, anche quando gli altri credevano che stesse al sicuro in casa.»

«Era come una lenta carovana che ogni mattina e ogni sera traversasse il deserto, in cerca di soldi, fortuna, amore. Solo che il deserto era una linea invisibile, qualcosa che accadeva alla stazione di Chiasso: una voce nell’altoparlante, due guardie con i cani antidroga, una richiesta di aprire i bagagli, per favore, signora, quella valigia è sua?»

«I bambini sanno che alcuni rumori sono più di quello che sembrano. L’Ario Plano e lo Spira Polvere non sono semplici mezzi di trasporto o elettrodomestici. Fingono di esserlo, ma chi ascolta atten- tamente, nel rombo del motore o nel ronzio dello Spira, riconosce la melodia di un canto antico come il mondo.»

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